CARLOS QUINTANA. EL MUNDO DE LA VERDAD

Dal 26 Maggio 2019 al 16 Giugno 2019

ROMA

LUOGO: Palazzo della Cancelleria

INDIRIZZO: piazza della Cancelleria 1

ORARI: dal lunedì alla domenica dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 15:00 alle 18:00

CURATORI: Eriberto Bettini

ENTI PROMOTORI: Con il patrocinio del Pontificium Consilium de Cultura e dell’Ambasciata della Repubblica di Cuba presso la Santa Sede

COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito

COMUNICATO STAMPA:
Si inaugura sabato 25 maggio alle ore 17 presso il Palazzo della Cancelleria di Roma la mostra dell’artista cubano Carlos Quintana dal titolo “El mundo de la verdad” ( “Il mondo della verità” ) a cura di Eriberto Bettini, con il patrocinio del Pontificium Consilium de Cultura e dell’Ambasciata della Repubblica di Cuba presso la Santa Sede.

Attraverso una ventina di opere anche di grandi dimensioni, realizzate negli ultimi due anni, si entra nel clima di un autore che ha scelto la via di una pittura “interrogativa”, dove ciò che appare è un’immagine di ricercata e talora criptica descrizione. Egli ci invita a indagare quel mondo interiore mascherato da alcune insistite espressioni facciali prive di emozioni che emergono da tele implicitamente, volutamente incompiute talora anche dal punto di vista formale. Il suo gesto, che esibisce interessanti agganci alle culture e alle filosofie orientali, non dimentica certi rimandi all’espressionismo tedesco e a quel surrealismo di matrice tribale che appartiene alla memoria della sua terra. La “verità” va quindi ricercata e conquistata all’interno degli effigiati e specularmente all’interno di noi stessi.

La rassegna, che si concluderà il 16 giugno, è accompagnata da una pubblicazione introdotta da un testo critico di Luciano Caprile.

Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti: IN FINITO. Carlos Quintana

Infinite nel suo carattere non restrittivo e indeterminato sono le cronache visive che Carlos Quintana propone nelle sue enormi tele. Labirinti di soggettività, spazi di confluenza di un barocco simbolico che trasformano l'universo mediato, le sue opere annunciano l'imminente impotenza del dominio gnostico per restaurare il trionfo del sensibile sul razionale.
Enigmatico e misterioso come il suo lavoro, Quintana è un nomade, un cubano errante che è riuscito a inserirsi in esperienze culturali diverse. In quel girovagare, che parte dai disagi con il suo stesso contesto, ha esplorato sia la memoria collettiva che i grandi poemi epici, come nell'esoterico e nell'onirico. Con intensità sovversiva, l'artista spoglia il circo che tutta la società comporta e si oppone a dichiarazioni univoche e schematizzazioni erigendo un repertorio iconografico che rifiuta la referenzialità.
L'artista ruota attorno a un asse extra-temporale ancorato nel silenzio, contrapposto al flusso frenetico delle immagini televisive e all'onnipresente parossismo di internet. Una visione trasversale della sua opera ci restituisce la magica visione del mondo di un intelletto originale, caotico, lirico, volubile, violento, pieno di ricorrenti ed eccessive ossessioni. Il dipinto trasmutato come l'occhio del mondo, valida alternativa alla standardizzazione soporifera, ricettacolo di una memoria enciclopedica e imprecisa.

La mostra si snoda lungo le sale di palazzo Loredan. Partendo dalla particolare connotazione del palazzo, la cui biblioteca conserva volumi di tematiche scientifiche e umanistiche, IN FINITO ibrida nozioni parallele e concomitanti per proporre una prospettiva personale e inclusiva dell'uomo contemporaneo e delle sue circostanze.
Il piano terra contiene un'installazione che sovverte la galleria di figure storiche del Palazzo, integrando nuovi soggetti e materiali all'insieme che cancellano canoni di riconoscimento prestabiliti dall'arte, dalla storia e dalla società. L'apparenza mista che ne deriva articola una logica di conoscenza senza precedenti e ludica.

L'opera ridimensiona l'atrio e orienta lo spettatore nell'itinerario che la mostra propone: una spedizione in cui verità e mito, assioma e fantasia si combinano organicamente e proiettano una rete di convergenze e decentralizzazioni. Dozzine di nuove teste concordano, episodi dell'ignoto e del probabile, del sostanziale e del poco importante. Le manovre di un artista per ristabilire il dominio di una percezione distintiva e inusuale. La materia legittimata si affianca ad altre sostanze: bronzo, argilla, elementi riciclati, ricontestualizzati, la provenienza è sfocata generando nuovi livelli di ricezione.

Tre sale al piano terra ospiteranno una raccolta di disegni e dipinti su cui l'artista interverrà dalle narrazioni quotidiane del processo lavorativo a Venezia. Il lavoro continua a "accadere" mentre la mostra è aperta al pubblico.

L'installazione sarà eseguita in-situ, utilizzando piccole sculture e materiali che l'artista ha collezionato e realizzato negli ultimi cinque anni. Le sale dei disegni e dei dipinti saranno assemblate per la mostra con una serie di pezze pre-elaborate che aumenteranno man mano che l'evento avanza e dalle relazioni dell'artista con il pubblico e il contesto.
Le sale del piano nobile contengono dipinti di grande formato realizzati appositamente per la mostra, appoggiati al pavimento, che trasfigurano il significato dei libri che rivestono le pareti e propongono uno scenario transfinito di espansione oltre le parole. Testimonianze ibride e irriverenti che collegano realtà multiple.
Colori fatti esplodere sulla tela, sovrapposizioni che si incatenano e spazzano il piano nella sua interezza, sensuali presenze affollate, inquietanti. Un dialogo rabbiosamente lucido con i classici referenti dell'ambiente veneziano: inquietante e originale allo stesso tempo. Una pittura che persiste a sconvolgere il sacro in estetica e a accludere l'energia dell'universo in una scrittura di codici sensoriali inusuali. Mille e una storia si svolgono all'unisono, da dove Quintana chiede allo spettatore di raggiungere qualche punto nascosto della sua esistenza. Quindi li rende testimoni di un'espressione oltre le parole e rivela lingue sfuggenti e polisemiche. Colpi vigorosi, impulsivi, che convergono entrambi le luci e gli inferni. Teste aspettanti, figure arroganti e ribelli, animali di natura confusa, monaci buddisti, samurai, vasi yoruba, volumi in profuso pellegrinaggio. Tutti ieratici, residenti accidentali di una zona di decompressione stazionaria che rasenta l'impostura e l'irriverenza, con cui l'artista deride il tradizionale senso dell'ordine e le vie banale. http://www.istitutoveneto.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1678